Psicologo: domande scomode e risposte semplici
Oggi il concetto di salute sta assumendo sempre più centralità, l’OMS la descrive come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. L’elemento psicosociale è allora parte integrante del concetto di salute.
Uno dei compiti dello psicologo diventa quindi quello di promuovere una cultura del benessere psicologico. Per raggiungere questo obiettivo è importante sciogliere i dubbi e fare chiarezza.
Sbarazziamoci dei tecnicismi e diamo voce alle domande che tutti si pongono rispetto lo psicologo e la psicologia!
1. Chi è lo psicologo?
Lo psicologo è un professionista debitamente formato, poiché solamente avendo conseguito la Laurea Magistrale in psicologia è permesso sostenere l’Esame di stato. Superare questo esame significa essere abilitato all’esercizio della professione di psicologo, ma non basta! Perché solo essendo abilitati è possibile iscriversi al proprio albo professionale, si può allora affermare di essere uno psicologo.
2. Cosa fa lo psicologo?
La psicologia comprende al suo interno molte specialità ed ambiti di intervento. Tra questi, il più diffuso a cui spesso ci riferiamo con il termine generico “psicologo”, è la Psicologia Clinica.
In questo caso lo psicologo si occuperà delle condizioni di malessere e sofferenza del paziente con l’obiettivo di promuoverne il benessere e lo sviluppo relazionale, emotivo e cognitivo. Ma come?
Attraverso la relazione che si instaura tra psicologo e paziente, il professionista potrà procedere a seconda del caso con le attività di:
- Prevenzione, ossia la valutazione delle situazioni di rischio per poi intervenire con informazione, educazione e sensibilizzazione.
- Diagnosi, un atto conoscitivo che porterà alla definizione di un piano di trattamento.
- Abilitazione e Riabilitazione. La prima riguarda il potenziamento di abilità già presenti nell’individuo, mentre la seconda si riferisce al recupero di abilità o competenze che hanno subito una modificazione, una perdita o un deterioramento, per tornare ad uno stato di benessere.
- Il counselling o consulenza psicologica, il cui scopo è rinforzare le capacità di scelta dell’individuo, motivarlo e sostenerlo durante una fase di crisi o di transizione, potenziando il problem solving nella direzione di un cambiamento.
- Infine, il sostegno psicologico riguarda obiettivi circoscritti, generalmente riconducibili ad eventi e difficoltà specifici. Abbiamo quindi un evento preciso che chiede di riorganizzarsi e attraverso il sostegno psicologico l’individuo avrà possibilità di chiarire la problematica per trovare nuove modalità di agire e superare così la difficoltà.
3. Che differenza c’è tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?
Come abbiamo visto, lo psicologo è quel professionista debitamente formato che si occupa di intervenire su questioni specifiche. Egli non è impegnato nella risoluzione di sintomi dovuti a disadattamento e psicopatologia. I suoi obiettivi riguardano la conoscenza, il miglioramento e la tutela del benessere psicologico e della salute di persone, famiglie e comunità. Quindi lo psicologo lavora con il benessere!
Al contrario, l’obiettivo dello psicoterapeuta è risolvere dei sintomi dovuti a psicopatologia. L’attività di psicoterapia può essere esercitata sia da uno psicologo, ma anche da un medico, che siano però in possesso di un’idonea specializzazione. Essa deve rispondere a criteri specifici, primo fra tutti il riconoscimento da parte del MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca).
Lo psichiatra è invece un laureato in medicina, specializzato in psichiatria. La psichiatria è quindi quel settore della medicina che studia e interviene su disturbi mentali e comportamenti patologici. Ciò che distingue lo psichiatra dagli altri professionisti della salute mentale, è la possibilità di attivare trattamenti farmacologici. Come accennato, anche un medico può ottenere la specializzazione in psicoterapia e spesso sono proprio gli psichiatri ad avvalersi di questo ulteriore strumento!
Dopo aver delineato le differenze tra questi professionisti appare evidente come essi si occupino di differenti livelli di gravità: Pensiamo ad un paziente che si presenti in uno stato psicotico, con sintomi come deliri e allucinazioni, in questo caso il professionista più indicato sarà lo psichiatra, che grazie al trattamento farmacologico potrà operare una remissione dei sintomi invalidanti. Al contrario, un paziente con esame di realtà intatto, ma portatore di un disturbo psicopatologico strutturato come una depressione, potrà essere seguito da uno psicoterapeuta. Infine, un paziente che sperimenti disagio o un momento di crisi relativo ad una situazione specifica, potrà avvalersi dell’intervento dello psicologo.
BIBLIOGRAFIA
Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, (n.d.). Area di pratica professionale Psicologia Clinica, Lo psicologo clinico. Disponibile da https://www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale/psicologo_clinico.pdf
Treccani, (n.d.). Psichiatria. Disponibile da http://www.treccani.it/enciclopedia/psichiatria/
4. Lo psicologo prescrive farmaci?
Come evidenziato in precedenza, il piano di trattamento farmacologico è attività specifica dello psichiatra. Lo psicologo non è né autorizzato né abilitato alla prescrizione di alcun tipo di farmaco, inclusi gli psicofarmaci. L’unica figura abilitata alla prescrizione di farmaci è quindi il medico.
Ciò che lo psicologo può fare è conoscere e tenersi aggiornato sugli psicofarmaci più utilizzati, approfondendone obiettivi, effetti e modalità di azione.
Ciò acquisisce valore nel momento in cui lo psicologo stia seguendo un paziente sotto cura farmacologica prescritta da uno psichiatra. In questo caso la conoscenza del farmaco permetterà allo psicologo di contestualizzare più accuratamente ciò che il paziente sta vivendo.
Inoltre, lo psicologo potrebbe rendersi conto che il proprio paziente trarrebbe giovamento da un supporto farmacologico. In questo caso lo psicologo può decidere di inviare il proprio paziente ad un consulto psichiatrico, rimandando una valutazione più accurata allo psichiatra e continuando a seguire il paziente sul piano psicologico.
5. Cos’è il counseling?
Il counseling, o consulenza psicologica, è un’attività spesso poco chiara o di facile fraintendimento, è quindi bene sottolineare che anch’essa rientra tra le attività caratteristiche dello psicologo, come recentemente evidenziato dal Ministero della Salute.
Lo scopo del counseling è rinforzare le capacità di scelta dell’individuo, motivarlo e sostenerlo durante una fase di crisi o di transizione, potenziando il problem solving nella direzione di un cambiamento. Tutte attività specifiche dello psicologo poiché necessitano di una formazione specifica.
Se una persona dovesse compiere atti riservati agli psicologi, senza aver seguito il percorso obbligatorio e agendo sulla salute ed il benessere psicologico di una persona, siamo in presenza di un abuso professionale, reato punito dal Codice Penale!
6. Cos’è la psicologia?
Troppo spesso il termine “psicologia” viene accostato ad argomenti che non hanno nulla a che vedere con essa. Una situazione tipica può essere: “test psicologico del fiore. Scegli il fiore e ti dirò chi sei”.
Tutto questo può creare confusione, screditando il ruolo della psicologia e gettando ombre sulla sua affidabilità ed efficacia. Mi è anche capitato di sentir dire “io non credo alla psicologia!”, è legittimo ma non si tratta di “credere”, non stiamo parlando di una filosofia di vita o di un credo religioso.
La psicologia è una scienza! Per esempio, potrei dire che non condivido la necessità di effettuare l’igiene orale una volta l’anno come consigliato dal dentista, ma sarebbe assurdo dire che non credo nell’odontoiatria!
Alla luce di queste riflessioni, andiamo ad approfondire cos’è veramente la psicologia.
La psicologia viene definita come una disciplina scientifica che studia i processi mentali ed i comportamenti, insieme alle relazioni che da essi derivano. L’oggetto di studio sono quindi i processi cognitivi e intrapsichici dell’individuo, ma anche i rapporti tra l’individuo e l’ambiente. Questo studio avviene attraverso l’impiego del metodo scientifico: una teoria può essere considerata scientifica solo se viene verificata in modo esperienziale e pratico!
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7. Cosa succede durante un colloquio psicologico?
Quando psicologo e paziente si incontrano per la prima volta, l’obiettivo dello psicologo sarà quello di ottenere informazioni per procedere ad una valutazione iniziale, definita assassment.
Gli argomenti in questione riguardano sicuramente Tutto questo avverrà all’interno di una valutazione iniziale definita assassment. Psicologo e paziente si incontrano per la prima volta per confrontarsi su: il motivo dell’incontro, eventuali sintomi, il vissuto emotivo del paziente, le sue risorse e debolezze, e più in generale lo psicologo si impegnerà per comprendere il funzionamento e le aspettative del paziente.
Alla valutazione inziale seguirà Seguirà l’anamnesi, in questo caso l’obiettivo è per ottenere informazioni sulla famiglia del paziente, loil suo sviluppo nei primi anni di vita, la carriera scolastica e lavorativa, i rapporti interpersonali e la sessualità, le abitudini e gli eventi di vita più significativi.
Questa conoscenza o processo conoscitivo del paziente è il contenitore degli obiettivi che si realizzano attraverso:una relazione autentica tra psicologo e paziente,la costruzione di un contesto di incontro funzionale alla valutazione, che può avvalersi di strumenti come test e inventari, porterà alla definizione di un
un progetto di intervento condiviso, tra psicologo e paziente. Lo psicologo procederà nel che sostenga sostenere il paziente nellaverso una maggiore comprensione della propria realtà psicologica, ma anche nello sviluppo di uno stile di comportamento maggiormente adattivo e funzionale neiall’interno dei propri contesti di vita
Nella pratica tutto questo si traduce in un confronto verbale, attraverso cui lo psicologo potrà valutare ed intervenire in base alla situazione e grazie ai suoi strumenti di prevenzione, diagnosi, abilitazione/riabilitazione, consulenza e sostegno psicologico.
8. Quanto costa uno psicologo?
Da parte dello psicologo, ma anche del paziente, l’aspetto economico non può essere ignorato. Alcune volte è proprio il costo a scoraggiare la richiesta di un intervento psicologico!
Un primo aspetto da considerare è che spesso il primo colloquio conoscitivo è gratuito. Questa tipologia di incontro “senza impegno” è sicuramente utile per il paziente, poiché può farsi un’idea del professionista, dei costi a cui andrebbe incontro e di altri aspetti che vuole chiarire.
Generalmente, per degli incontri individuali, il costo può variare tra i 50 ed i 100 Euro a seduta.
Tuttavia dobbiamo tener conto di che tipologia di incontri si tratta. Ad esempio, nel caso in cui avessimo necessità di effettuare un esame psicodiagnostico, ossia dei test, il costo sarà maggiore. Questo perché siamo in presenza di un ulteriore costo che lo psicologo dovrà sostenere, ossia l’utilizzo dei test.
E’ chiaro che possono esserci casi diversi, per questo è importante chiedere informazioni direttamente allo psicologo. Ricordandoci che il professionista è obbligato ad essere chiaro e trasparente su questo aspetto!
9. Quanto dura una seduta dallo psicologo?
Nel caso di incontri individuali, solitamente ogni seduta psicologica dura 50 minuti. La frequenza sarà settimanale e successivamente, più avanti nel percorso e quando lo psicologo lo riterrà opportuno, potrà essere quindicennale.
Anche in questo caso è bene chiedere informazioni durante il primo colloquio conoscitivo, deputato proprio ad informare il paziente sulle condizioni del rapporto professionale.
Rispetto alla durata complessiva di un percorso piscologico, non possiamo identificare tempi precisi e prestabiliti. Le variabili che possono influenzare la durata del percorso sono molte: motivazione del paziente, tipologia di richiesta e aspettative, obietti, limiti e risorse del paziente ma anche del suo ambiente, condizioni concomitanti che possono influire sul percorso psicologico.
Ciò che possiamo tenere in considerazione è che un percorso psicologico si rivolge ad una situazione specifica, per questo richiederà un tempo relativamente breve. Al contrario, un percorso di psicoterapia avrà come obiettivi la ristrutturazione profonda della personalità e la risoluzione di sintomi, aumentando la complessità dell’intervento i tempi potranno essere più lunghi.
10. Se vado dallo psicologo sono matto?
I concetti di salute e malattia si riferiscono ad un complesso intreccio di elementi storici, sociologici, filosofici, psicologici e politico culturali. La complessità è tale che ancora oggi, nonostante numerosi tentativi, non abbiamo una definizione univoca e condivisa.
Possiamo però evidenziare come i concetti di salute e malattia dipendano da variabili economiche, culturali e ideologiche. Ci si può interrogare su quale sia la “norma”, sottolineando l’importanza del vissuto soggettivo, condizionato dai valori e dalla cultura di appartenenza. Un esempio pratico può essere l’evoluzione avvenuta pe il concetto di omosessualità: fino alla metà del secolo scorso non si riusciva a pensare all’orientamento omosessuale come “normale”. È solo nel 1987 che la “diagnosi di omosessualità” viene eliminata definitivamente da uno dei più importanti manuali per la diagnosi dei disturbi mentali (DSM-III-R). Oggi sarebbe inconcepibile pensare all’omosessualità come una malattia mentale, proprio perché i nostri valori e la nostra cultura sono cambiati!
Possiamo quindi affermare che una netta definizione di patologia e normalità sia in realtà un artefatto, poiché il confine tra le due è spesso sfumato, difficile da individuare e mutevole nel tempo.
Per di più, lo psicologo si occupa di sostenere il paziente rispetto ad una situazione specifica. Questo paziente potrebbe trovarsi nella condizione di dover affrontare un grande cambiamento o potrebbe voler migliorare la sua qualità della vita. Si tratta di rivolgersi ad un professionista per superare un ostacolo che la vita ci propone, non abbiamo bisogno di etichette!
BIBLIOGRAFIA
Del corno, F., Lang, M. & Menozzi, F. (2017). Modelli di colloquio in psicologia clinica. Milano: Franco Angeli
Lingiardi, V. & Gazzillo, F. (2014). La personalità e i suoi disturbi. Milano: Raffaello Cortina Editore.
11. Come scelgo lo psicologo?
Se ci troviamo in un periodo di cambiamento, a dover gestire situazioni complesse che ci mettono in difficoltà, a voler migliorare un aspetto della nostra vita, possiamo scegliere di rivolgerci ad uno psicologo. Presa questa decisione ci sono una serie aspetti da considerare per scegliere il professionista:
- Informarsi: è importante conoscere la differenza tra i vari professionisti: psicologo, psicoterapeuta e psichiatra. In questo modo possiamo renderci subito conto di quale professionista è maggiormente adeguato alle nostre esigenze!
Tuttavia, spesso ci si rivolge ad un professionista proprio perché siamo di fronte a problematiche complesse e abbiamo bisogno di un punto di riferimento che ci guidi. E’ quindi importante sapere che lo psicologo può fornire delle consulenze di orientamento, il cui obiettivo è proprio valutare la situazione del paziente per poterlo guidare nella scelta del servizio o del professionista più adeguato al suo caso.
- Chiedere e cercare: nel ricercare uno psicologo l’antico metodo del passaparola è sicuramente efficace. Possiamo domandare a chi sappiamo aver intrapreso un percorso di questo genere, o anche a persone di cui ci fidiamo, perché alcune volte sono proprio le persone vicine a noi ad aver intrapreso un percorso psicologico senza dirlo!
Un’altra possibilità è rivolgersi al proprio medico di base o ad un medico di nostra fiducia. I medici hanno spesso collaborazioni con psicologi e psicoterapeuti, possono quindi darci un’indicazione significativa.
L’alternativa è sicuramente cercare online, in questo caso possiamo reperire maggiori informazioni suoi professionisti in zona e farci subito una prima idea. Valutiamo con attenzione i feedback dei pazienti, di che figura si tratta e la nostra prima impressione.
- Valutare: una volta individuato lo psicologo a cui rivolgerci, un primo passo è sicuramente verificare online la sua iscrizione all’Ordine professionale, per essere sicuri che sia un professionista qualificato. Prendiamo allora appuntamento e ci rechiamo al primo incontro conoscitivo. In tale sede non dobbiamo sentirci sotto esame, poiché l’obiettivo è valutare se quel professionista fa al caso nostro!
È importante verificare l’affidabilità e la professionalità di chi ci troviamo di fronte, un punto di partenza è sicuramente che ci vengano sottoposti il consenso informato e l’informativa sulla privacy.
Valutiamo la chiarezza e la trasparenza del professionista in relazione a costi, tempi e modalità di lavoro. Se qualcosa ci è poco chiaro abbiamo l’occasione in questa sede di sciogliere dubbi e perplessità. Consideriamo anche che un percorso psicologico rientra tra le prestazioni sanitarie, è quindi detraibile comunicando al sistema tessera sanitaria grazie a regolare fattura emessa dal professionista.
Nel corso del primo incontro un aspetto fondamentale a cui prestare attenzione è come ci sentiamo nella relazione con quel professionista. Domandiamoci: sono a mio agio con questa persona? Sento che mi comprende? Ho la sensazione di essere giudicato? Questa persona mi ispira fiducia e serietà? Mi è simpatico/a?
Sono tutti aspetti che guidano nella scelta, poiché se sin da subito mi sento a disagio e quindi ho difficoltà ad aprirmi, probabilmente non è il professionista adatto a me!
12. Confidarsi con un amico è come andare dallo psicologo?
Sicuramente avere amicizie con cui confrontarsi nei momenti di bisogno è una grande risorsa. È importante confidarci con persone che stimiamo, può fornirci una nuova prospettiva, farci sentire meno soli e darci la possibilità di sfogarci. Tuttavia, dobbiamo considerare una serie di fattori che differenziano profondamente un amico da uno psicologo:
Con un amico il legame affettivo è in primo piano, proprio in ragione del rapporto di amicizia. Tale legame inevitabilmente influenza la sua opinione e reazione a ciò che gli comunichiamo: potrebbe evitare di dirci qualcosa per paura di ferirci, potrebbe cercare di rassicurarci utilizzando il comune buon senso, essendo coinvolto potrebbe non essere neutrale e infine sull’onda dell’urgenza potrebbe cercare di trovare soluzioni per noi tutt’altro che utili.
Quando ci troviamo di fronte ad una situazione che ci mette in difficoltà, siamo noi i primi a ricorrere a rassicurazioni, buon senso, ricerca di soluzioni. È quindi evidente che se tutto questo non risolve il problema, non potrà essere un amico a trovare “la soluzione”.
Diversamente, lo psicologo è una persona estranea, neutrale, non condizionata da fattori quali il legame affettivo o la paura di perderci. Egli possiede strumenti adeguati per intervenire sul disagio, non ricorrerà a generiche rassicurazioni o luoghi comuni, perché ha ben chiaro in mente che se la persona lo ha cercato c’è bisogno di altro!
Il lavoro dello psicologo è proprio quello di stare nella relazione con quel paziente specifico, ottenere informazioni a diversi livelli ed individuare i nodi da sciogliere. È una visione complessa e globale della persona, che non può essere ottenuta in assenza di strumenti specifici e neutralità. Lo psicologo sa che non esiste “la soluzione”, egli lavorerà per comprendere e intervenire sui diversi fattori che concorrono ad alimentare e mantenere il disagio.
Tutto questo richiede una formazione lunga nei tempi e a diversi livelli, sicuramente il nostro amico potrà ascoltarci e rimanerci vicino, ma è solo attraverso lo psicologo che possiamo realmente lavorare nella direzione del benessere psicologico. D’altronde, se ho problemi di vista cerco un’oculista, non chiederò una soluzione al mio amico che porta gli occhiali!
13. Ho bisogno di uno psicologo?
In alcune situazioni può essere difficile arrivare alla conclusione di aver bisogno di un aiuto psicologico. Ciò può dipendere dal fatto che nella nostra società chiedere aiuto può significare essere deboli e incapaci. Per questo la vergogna è dietro l’angolo! Oppure possiamo vivere situazioni di difficoltà pensando che tutto passa e le cose si risolveranno da sole. Ancora, è possibile che pur vivendo una condizione di sofferenza e disagio, la convinzione sia che la responsabilità è di altri, allora perché devo andare io dallo psicologo?
Tutto questo è comprensibile quanto comune, tuttavia perché vivere in una condizione di disagio quando è possibile aumentare la nostra qualità della vita?
Al di là della problematica specifica per cui pensiamo potrebbe essere utile rivolgersi ad uno psicologo, ciò che dobbiamo valutare è la risposta a queste domande:
- La situazione che mi mette in difficoltà, mi fa rinunciare ad alcune attività o relazioni?
- Si protrae da più di sei mesi?
- Ho difficoltà a gestire emozioni molto intense?
- Tutto questo compromette più aree della mia vita? Ad esempio, il lavoro, lo studio, le relazioni, il rapporto con il mio corpo?
Le risposte a queste domande evidenziano come una specifica difficoltà possa compromettere diversi aspetti della nostra vita, soprattutto quando inizia a permanere nel tempo facendoci sperimentare sentimenti negativi.
Non siamo condannati a vivere nel disagio, che alla fine rimane solo nostro, tanto meno nella rassegnazione. Possiamo prendere in mano la nostra vita e raggiungere uno stato di maggior benessere e consapevolezza. Magari lavorando proprio sugli elementi che ci rendono tanto difficile prendere la decisione di andare dallo psicologo!
14. Cosa devo dire allo psicologo?
Può capitare che una difficoltà nel rivolgersi allo psicologo sia proprio il dubbio su cosa raccontare. La paura di non riuscire ad individuare in modo preciso la difficoltà o di non riuscire ad esprimerla a parole. È possibile che vi sia la paura di rimanere in silenzio, oppure di sentirsi sotto esame.
È importante sottolineare che uno dei compiti dello psicologo è proprio quello di individuare la problematica e i suoi tanti snodi, ossia fare chiarezza. Inoltre, lo psicologo metterà in atto quello che viene definito ascolto attivo: si tratta di ascoltare il paziente ma allo stesso tempo guidarlo, attraverso domande ed interventi mirati è possibile far emergere aspetti ed elementi salienti.
Il silenzio non è un elemento negativo, può fornire molte informazioni allo psicologo. È importante quindi sapere che lo psicologo non si aspetta necessariamente un resoconto tutto d’un fiato, una lista della spesa. Nell’incontro sarà piuttosto concentrato sulla conoscenza del paziente e quindi delle sue particolari caratteristiche, qualsiasi esse siano.
È chiaro che l’approccio dello psicologo non può essere quello di un esaminatore, il giudizio deve rimanere fuori dalla stanza. Il compito dello psicologo è comprendere la persona nella sua globalità, accoglierla in un clima di fiducia per consentirgli di raccontarsi secondo le proprie modalità!